La storia del gran maestro di meditazione Wu Wen raccontata dal gran maestro contemporaneo Samael Aun Weor

Video: La mosca. Non lottare contro le distrazioni.

         Il gran maestro Wu Wen ha cominciato le sue pratiche di meditazione sotto la saggia direzione del maestro Tuo Weng, che gli insegnò a meditare con l’aiuto del sacro mantra WU. Questo mantra si canta mentalmente con la lettera U ripetuta due volte: U... U... allungando il suono vocale, come imitando il suono dell’uragano quando ulula nella gola della montagna, o come il terribile colpo delle onde contro la spiaggia.  Il canto di questo mantra si fa mentalmente quando pratichiamo la meditazione, con il proposito di arrivare alla quiete ed al silenzio della mente, quando abbiamo bisogno di svuotare la mente da ogni tipo di pensiero, desiderio, ricordo, preoccupazione, ecc. 
     Quando Wu Wen conobbe Chin di Huai Shang, quest’ultimo gli chiese: “Sono sei o sette anni che stai praticando, che cosa sei arrivato a capire?” Wu Wen rispose: “Ogni giorno ho l’impressione che non ci sia niente nella mia mente.” Questa risposta fu molto saggia; visto che Wu Wen aveva l’impressione di non avere niente nella mente, la sua mente incominciava a rimanere vuota, la battaglia dei ragionamenti stava volgendo al termine. Wu Wen avanzava meravigliosamente, ma gli mancava qualcosa e Chin gli disse: “Puoi praticare nella quiete ma perdi la pratica nell’attività.” Ciò inquietò molto Wu Wen, visto che toccava precisamente il suo punto debole.



      Essere capace di tenere la mente quieta ed in silenzio, vuota da ogni tipo di pensiero, anche quando abbiamo fame... sete, anche quando le zanzare ci pungono e c’è una folla chiassosa vicino a noi... è qualcosa di molto difficile, ed era ciò che mancava a Wu Wen; quest’ultimo poteva praticare la meditazione nella quiete, ma non poteva praticare in attività, cioè, con tutti quegli inconvenienti.
      “Che devo fare?” Chiese Wu Wen a Chin; la risposta fu: “Non hai mai sentito quello che dice Chung Lao Tze? Se vuoi capire questo, guarda verso il sud e contempla l’Orsa Minore”. Parole enigmatiche... parole esotiche... misteriose... difficili da capire, e la cosa più grave è che non hanno una spiegazione. Detto questo, Chin si ritirò. Wu Wen rimase tremendamente preoccupato, lasciò per una settimana la pratica con il mantra Wu e concentrò la mente, cercando di capire completamente che cosa avesse voluto dire Chin con il fatto di “guardare verso il sud e contemplare l’Orsa Minore”.
Lo capì solo quando i monaci che erano con lui nella sala di meditazione abbandonarono il luogo per andare in sala da pranzo. Allora Wu Wen continuò la sua meditazione nella sala e dimenticò il pranzo. Nonostante fosse arrivata l’ora di pranzo ed egli avesse continuato a meditare, non accorgendosene, fu certamente decisivo per Wu Wen, perché allora comprese il significato di meditare in attività. Wu Wen racconta che proprio in quei momenti la sua mente divenne brillante, vuota, leggera, trasparente, i suoi pensieri umani andarono in pezzi, come pezzetti di buccia secca, si sentì immergere nel vuoto.
      Mezz’ora più tardi, quando tornò al corpo, si trovò bagnato di sudore. Allora comprese il significato di “vedere l’Orsa Minore guardando verso il sud”. Aveva imparato, durante la meditazione, a mettersi di fronte, a guardare in faccia l’Orsa Minore, vale a dire, la fame, il rumore, ogni tipo di fattori pregiudiziali per la meditazione.
      Da quel momento in poi nessun rumore, né punture di zanzare, né il fastidio della fame, né il caldo, né il freddo, poterono impedirgli la perfetta concentrazione del pensiero.
      Wu Wen cantava il mantra continuamente, non desiderava niente, non ragionava su niente, qualsiasi desiderio o pensiero sorgesse nella mente era debitamente compreso e poi dimenticato, il canto del mantra non si interrompeva; le zanzare, le loro punture, non importavano più. Improvvisamente accadde qualcosa di trascendentale, sentì che la sua mente ed il suo corpo crollavano come le quattro pareti di una casa. Era lo stato del vuoto illuminante, puro, perfetto, libero da ogni tipo di attributi.
      E’ chiaro che ci si può dedicare a meditare seduti alla maniera orientale con le gambe incrociate come faceva Buddha, o alla maniera occidentale nella posizione più comoda, o sdraiato con le braccia e le gambe aperti, come la stella a cinque punte, e con il corpo rilassato; ma Wu Wen era un orientale e preferiva sedersi allo stile orientale come il Buddha.
Fino a quel momento il grande maestro cinese Wu Wen era riuscito a sperimentare il vuoto illuminante, ma ancora gli mancava qualcosa, non era arrivato alla piena maturità, nella sua mente c’erano pensieri sbagliati ed inavvertiti, che segretamente continuavano ad esistere, dei piccoli demoni tentatori, piccoli io subcoscienti, residui che vivevano ancora nei quarantanove reparti subcoscienti di Yaldabaoth.
      Dopo l’esperienza del vuoto illuminante, Wu Wen se ne andò sulla montagna di Wung Chow e lì meditò sei anni; dopo meditò altri sei anni sulla montagna di Lu Han e poi tre anni ancora a Kuang Chou. Sempre sotto la saggia guida del maestro. Alla fine di questi sforzi e dopo aver sofferto molto, il maestro Wu Wen raggiunse l’ultima illuminazione.
Il maestro Wu Wen non si sentiva un dio, né un deva, come i mitomani, bensì come un infelice io pluralizzato, disposto veramente a morire ogni volta di più in se stesso. Durante la meditazione il maestro Wu Wen si trovava in uno stato integro, ricettivo, tremendamente umile, con la mente quieta ed in profondo silenzio, senza sforzo di nessun tipo, senza tensione mentale, senza il desiderio di essere qualcosa di più, perché Wu Wen sapeva molto bene che l’io è ciò che è e che non può mai essere qualcosa di più di ciò che è. In queste condizioni, tutti i trecentomila canali del corpo mentale del Maestro Wu Wen vibravano intensamente all’unisono, senza nessuno sforzo, captando, ricevendo amore e saggezza.
Quando Wu Wen andò nelle sale e nei lumisiali di meditazione, tutti i monaci ricevettero un grande beneficio dalle potenti vibrazioni della sua aura luminosa. Wu Wen possedeva già i corpi esistenziali superiori dell’Essere, i corpi solari, ma aveva bisogno di dissolvere l’io e raggiungere l’illuminazione finale e, dopo aver sofferto molto, la ottenne.

      Samael Aun Weor

      L’Accademia Gnostica di Firenze
      www.gnosifirenze.blogspot.it

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